In un contesto economico nazionale sempre più incerto, la crescita dell’Italia è sempre più affidata all’Export, con oltre 460 miliardi nel 2018 e un aumento del 3% rispetto al 2017.

Proprio l’effetto internazionalizzazione spinge i conti delle PMI del Made in Italy, che vedono crescere il loro giro d’affari di circa il 2%. È questa la crescita media messa a segno dal 58% delle mid cap italiane negli ultimi dodici mesi.

Diversificare su molteplici mercati, inoltre, rafforza pesantemente le aziende nel lungo periodo, in termini di continuità produttiva e di flussi finanziari sempre costanti.

Presidiare l’ambito digitale costruendo un ecosistema in grado di creare flussi costanti di contatti e di clienti e di fidelizzarli è sempre più un fattore competitivo cruciale, soprattutto per chi guarda all’internazionalizzazione. Non sempre le PMI dispongono di una strategia e di una presenza sul web idonea a trasformarlo in una leva strategica di business sul mercato interno o estero.
Perché ciò accade non è sufficiente pianificare campagne banner o sui social occorre allineare tutta una serie di fattori legati alla marca, alla strategia commerciale, ai mercati, agli obiettivi e alle risorse. Occorre in sostanza ripensare il ruolo che l’azienda vuole ricoprire nel mercato e definire le modalità con cui realizzarlo.

L’attività di innovazione e sviluppo prevista dal piano Impresa 4.0 non è solo tecnologica. Le risorse umane rivestono infatti un ruolo fondamentale nel successo di ogni cambiamento. Trasformare il proprio personale e i collaboratori nel motore del cambiamento è l’obiettivo delle iniziative denominate Formazione 4.0 che sono strettamente collegate alle aree di Impresa 4.0 e sono ammesse al credito di imposta.